Tutti diversi, tutti digitali Questa rubrica ospita ritratti di cinema d'Europa e del resto del mondo assai diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di aver adottato la proiezione digitale Grand Teatret, Copenhagen
È il 4 gennaio, 19.30: inizia il primo spettacolo serale del cinema Grand a Copenhagen. Inverno e buio pesto da almeno tre ore. Il mezzo più in voga per arrivare al “Grand Teatret” è la bicicletta. La variante serale è che con il buio i ciclisti indossano un elmetto munito di lampadina. Per intendersi, come quello dei minatori. Alle sette e venti le rastrelliere di fronte al Grand sono “overbooked” e una fila ordinata e silenziosa, con caschi alla mano, attende di comprare il biglietto per una delle 6 sale dello storico teatro. Nato nel 1913, il Grand è uno dei cinema più antichi della capitale danese: impossibile non rimanere affascinati da questa palazzina dallo stile Art Nouveau in pieno centro, Mikkel Bryggers Gade 8, a due passi dal Tivoli, il popolare giardino dei divertimenti, e dal Palazzo del Municipio. Passare qualche ora al Grand o fermarsi al suo caffè per un momento di magia in mezzo ai bellissimi manifesti d’antan che rivestono le pareti è molto di più che un modo per riscaldarsi e riprendersi dal gelido vento dell’inverno danese. Meno male che in Danimarca i film si proiettano in lingua originale con i sottotitoli: è stato facile trovarne uno che potevamo seguire in tedesco. Ci sarebbero stati ancora minori problemi con la lingua inglese, ma “Barbara”, un film d’essai che, pur premiato alla Berlinale 2012, con più difficoltà si potrà vedere altrove, sembrava ancora più attraente di “Jack Reacher” con Tom Cruise. Un’altra virtù del Grand Teater è che nelle sue 6 sale si proiettano fino a nove pellicole, e di tutti i generi. Il segreto è di giocare sull’orario: la prima proiezione è alle 11.30 di mattina, l’ultima alle 21.30. Una grande attenzione, quindi, alla programmazione contraddistingue il Grand Teater che, peraltro, nonostante il suo secolo di storia, è perfettamente “moderno”, essendo diventato 100% digitale nel 2012. Nelle sale piccole ci si sente completamente a proprio agio, come se si vedesse il film in compagnia di vecchi amici. E il cinema viene trattato nello stesso modo in cui ci si comporterebbe a casa propria o di amici. Niente scatoloni di pop corn vuoti e lattine lasciate per terra alla fine della proiezione cinematografica. Le poltrone di velluto rosso rimangono pulite come il pavimento scuro della sala. Il segreto non è solo la buona educazione, che ammettiamo, a cui un posto così dolcemente raffinato pare quasi costringere, ma il menù del caffè Grand: biscotti all’anice o al marzapane, squisite mini tartine al salmone e caviale, brownies per i bontemponi che fanno colazione alle 11.30 di mattina, godendosi un film. A sottolineare il legame della settima arte con le arti figurative, al Grand si organizzano esposizioni di pittura e fotografie, introdotte con la formula “Vernissage Minuit”, pubblicizzate pure da Facebook (per chi sappia il danese). Ci andrà anche Lars von Trier? Così il Grand vive anche quando il sole tramonta tardissimo sui canali e sul gran traffico di ciclisti della splendida Copenhagen. |
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