Cinema digitale e futuro
dei circuiti indipendenti: la soluzione made in USA
Dei poco meno di seimila schermi dotati,
alla fine del 2007, di proiettori digitali con tecnologia DLP Cinema o,
in pochissimi casi, Sony 4K, la stragrande maggioranza si trova nel Nord
America.
Quest’area nel giro di due anni è passata a rappresentare da circa
il 30% a quasi l’80% dell’offerta digitale mondiale.
L’Europa, pur con tassi di crescita importanti e pur essendo il secondo
mercato mondiale, si trova in posizione assai staccata, soprattutto se
si considera che il numero totale di schermi del Vecchio Continente equivale
a oltre tre quarti di quello del Nord America, mentre, per quanto riguarda
il digitale, il rapporto scende a un quinto.
Per spiegare il balzo in avanti del Nord America si citano sempre la pubblicazione
delle specifiche DCI, avvenuta nel 2005, e l’adozione di un modello di
business mirato a finanziare la transizione, il cosiddetto VPF, particolarmente
agevole in un mercato caratterizzato da un numero relativamente limitato
di players. Non solo i 6 studios pesano sulla distribuzione statunitense
per circa il 90%, ma anche le principali società di esercizio controllano
quantità di schermi impensabili per la realtà europea: Regal,
per esempio, numero uno tra gli esercenti, conta ben 6.763 sale, sulle
circa 39.000 dell’intero Paese.
In un contesto decisamente più frammentato come quello europeo,
dove accanto agli studios che detengono mediamente il 70% del mercato,
ci sono centinaia di case distributrici e una pluralità di società
di esercizio, il modello VPF non solo trova più difficoltà
nell’applicazione pratica ma sicuramente non può essere considerato
il rimedio universale. Da più parti – gli esercenti con minore
potere contrattuale, ma anche le istituzioni pubbliche – si levano voci
preoccupate sulle “vittime” che il VPF mieterebbe. “Federare” o “integrare”
gli schermi che gli studios considerano meno appetibili è diventato
l’obiettivo, per esempio, di un’iniziativa come quella norvegese di Film
& Kino, di cui si è parlato nel numero 38.
Ma è significativo che le esigenze specifiche delle società
di esercizio medio-piccole siano state portate alla ribalta anche nel
mercato statunitense. Qui, NATO, l’associazione degli esercenti, ha creato
CBG, un gruppo d’acquisto a cui aderiscono 600 società statunitensi
e canadesi per un totale di ottomila schermi, che ha l’obiettivo di rendere
possibile la transizione al digitale anche delle catene che da sole non
sarebbero in grado di beneficiare del modello VPF. Ad agire come “integrator”,
dopo un processo di selezione a cui hanno partecipato anche Technicolor,
Kodak e Digeserv, sarà Access IT che non solo installerà
le attrezzature – rispondenti alle specifiche DCI - ma fornirà
anche la formazione e l’assistenza necessarie a garantire un passaggio
agevole dal 35mm al digitale. Wayne Anderson, responsabile di CBG, ha
dichiarato: “Il nostro compito ha una portata storica: assicurare agli
esercenti indipendenti sopravvivenza e sviluppo nell’era digitale”.
Elisabetta Brunella
Questo articolo riprende quello
pubblicato dal Giornale dello Spettacolo del 18 luglio 2008.
Continente |
Numero totale di schermi digitali al 31/12/2005 |
Numero totale di schermi digitali al 31/12/2006 |
Numero totale di schermi digitali al 31/12/2007 |
Variazione %
2006/2007 |
Africa |
- |
2 |
2 |
- |
Asia |
204 |
347 |
374 |
7,8% |
Europa |
198 |
529 |
831 |
57,1% |
America Latina |
17 |
21 |
26 |
23,8% |
Nord America |
173 |
1.957 |
4.576 |
133,8% |
Oceania |
3 |
8 |
22 |
175,0% |
Totale |
595 |
2.864 |
5.831 |
103,6% |
FONTE: European Cinema Yearbook
- 2007 final edition
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