Contenuti aggiuntivi: approcci diversi in Europa e negli Stati Uniti
di Elisabetta Brunella

La digitalizzazione della proiezione ha portato alle sale cinematografiche la possibilità di ampliare la propria programmazione al di là dei film tradizionalmente intesi.

Se questa è cosa nota, meno conosciute sono invece le tipologie di contenuti che già sono offerte o potrebbero essere offerte sul grande schermo nelle varie aree del mondo. In Europa per tanti spettatori è diventata una consuetudine andare al cinema per assistere ad un evento musicale o teatrale o per vedere i cosiddetti art based films principalmente finalizzati a far conoscere mostre dedicate alle arti figurative.

La sala cinematografica ha assunto così il ruolo di “moltiplicatore” della fruizione di spettacoli ed eventi pensati per altri spazi di arte, cultura o intrattenimento.

La terminologia che viene più comunemente usata in Europa per indicare questi contenuti fa riferimento da una parte alla loro “diversità” rispetto ai film, dall’altra alle modalità di programmazione. Vanno nella prima direzione espressioni come “contenuti alternativi” oppure l’amplissima definizione francese “hors films”.

Noi di MEDIA Salles utilizziamo “contenuti aggiuntivi”, che può essere considerata una variante delle due formule già citate, ma che ci sembra preferibile perché suggerisce una complementarità rispetto ai film e una chance in più data sia agli esercenti sia agli spettatori. Vasta diffusione ha avuto anche l’espressione “event cinema” che mette invece l’accento non tanto sulla natura dei contenuti, ma sulla modalità di programmazione, solitamente concentrata in pochi giorni, se non addirittura uno solo per gli eventi live.

MEDIA Salles sta ormai da anni monitorando il consumo di contenuti aggiuntivi in Europa, rilevandone le tipologie e i principali indicatori come i biglietti venduti e gli incassi. I risultati della ricerca più attuale - che tiene conto dei dati del 2022 messi in relazione con quelli dell’ultimo decennio – saranno pubblicati a breve, ma alcune anticipazioni sono già state presentate e commentate nel DGT online informer n. 211 del 22 maggio 2023.

Ma che cosa succede al di fuori dell’Europa? A questo proposito è interessante dare uno sguardo allo studio condotto da The Cinema Foundation, l’organizzazione non profit che l’Associazione degli esercenti statunitensi (Nato) ha istituito nel 2022 con l’obiettivo di fornire ad associati ed interlocutori strumenti di indagine del mercato dell’esercizio e delle sue tendenze.

Nella ricerca intitolata “Theatrical audience and growth opportunities”, che ha coinvolto circa seimila intervistati, è emerso che sia chi frequenta più o meno regolarmente le sale sia chi al cinema proprio non va nutrirebbe un interesse verso i contenuti aggiuntivi.

In testa alle preferenze ci sono i programmi televisivi che gli Statunitensi dicono che vedrebbero volentieri in anteprima sul grande schermo. Qualcuno ricorderà che, agli albori della digitalizzazione, anche in Europa venne offerta questa possibilità – in particolare in Belgio con una serie poliziesca – ma la tv al cinema non rientra oggi nella top europea dei contenuti aggiuntivi.

Ad accomunare le preferenze sulle due sponde dell’Atlantico è invece la musica: i concerti sono il secondo genere più citato nell’indagine americana e la cosiddetta visual music attira in Europa segmenti di pubblico diversificati, da chi ama il pop a chi predilige l’opera classica.

La classifica USA continua poi con sessioni di cucina – che si collocano al terzo posto - seguite da videogiochi, sport, eventi letterari come letture di libri, giochi di società e gare di e-sport: sono queste delle categorie di contenuti che raramente compaiono nella pratica europea. Per trovare un altro punto di contatto bisogna arrivare alla nona posizione della graduatoria statunitense, ovvero il teatro. Nel Vecchio Continente, soprattutto le produzioni del National Theatre e della Comédie Française giocano un ruolo rilevante, nel Regno Unito o in Francia, ma non solo, nell’offerta delle sale che, con questi contenuti, riescono a rendere più ampia e popolare la fruizione di spettacoli che vengono generalmente considerati piuttosto elitari.

Anche l’ultima voce della top ten statunitense non manca di rappresentare una sorpresa rispetto a quanto avviene in Europa: si tratta infatti delle scommesse sportive.

Al di là di mostrare come le predilezioni del pubblico siano piuttosto diverse tra Europa e Usa non solo rispetto alla fruizione cinematografica nel senso più tradizionale, questa graduatoria statunitense rivela una classificazione dei contenuti aggiuntivi incentrata in maniera quasi esclusiva sulla mancanza di legame con la produzione di film. Non a caso nella ricerca di The Cinema Foundation si usa l’espressione “non theatrical”, peraltro molto simile alla francese “hors film” che pare però comprendere una gamma di contenuti più diversificata.

In Europa, infatti, benché non tutti i paesi rilevino in maniera specifica il consumo dei contenuti aggiuntivi e che – quelli che lo fanno – seguano criteri non omogenei, non è infrequente questa tipologia includa per esempio film di animazione, in particolare gli anime giapponesi, riedizioni di film di repertorio o di culto e documentari a tema artistico.

Una sintonia tra Usa ed Europa si trova invece sulla disponibilità dello spettatore a pagare un “premium price” per i contenuti aggiuntivi. Anche se gli spettatori statunitensi vorrebbero in maggioranza pagare i contenuti aggiuntivi come i film, non manca una fetta importante (il 19% del totale) che sarebbe disposta ad un maggior esborso. In Europa che il prezzo medio del biglietto per i contenuti aggiuntivi sia maggiore è – seppur in misura diversa nei vari paesi – una realtà ormai consolidata. E c’è una ragione precisa: la relativamente alta incidenza di eventi che – visti a teatro o all’opera – avrebbero un prezzo molto elevato. Sul grande schermo costano un po’ di più del film, ma comunque meno che in una poltrona della Scala o della Royal Opera: lo spettatore lo sa e lo apprezza!

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