Chi ama il cinema deve andare a Gela
di Elisabetta Galeffi

Mi sveglio a Noto e, per raggiungere Gela, percorro una strada assolata e oggi solitaria.

Attraverso campagne coi muretti a secco, poi transito per una periferia come tante, che pare costruita a caso. Un cartello indica che sono arrivata a Gela.

Ricordo: il polo petrolchimico, il gigante che negli anni Sessanta ha trasformato il destino di queste terre.

Gela vecchia si scorge da lontano, in cima ad una collinetta poco distante: è la capitale di una tra le più importanti aree industriali e agricole della Sicilia. Gela, dal nome del suo fiume, fu fondata dai Greci nel VII secolo a.C. e allora chiamata Lindioi. Una città risorta - è proprio questo il verbo adatto - molte volte e con nomi diversi.

Un lembo di terra siciliana, a picco sul mare, passata di mano a famosi colonizzatori: dai Greci di Rodi ai Normanni di Federico II, dagli Arabi agli immancabili Borbone di Spagna, una grande storia. Gela non può essere solo quello che vedo dal finestrino della mia Ford: un'area ad alta densità di popolazione, dove vivono molti giovani, senza tanti luoghi per loro.

Al centro della vecchia città si trova il multisala Hollywood: 4 sale, ottime recensioni sulla sua pagina Facebook. Piace tutto di questo cinema, non ultima l'estrema gentilezza del personale. Il costo dei biglietti va dai 4 euro del martedì ai 9 euro dei giorni di festa. Ci sono anche il bar e il fast food e si organizzano eventi tra le apprezzatissime presentazioni con registi e attori. Le sale sono attrezzate per la proiezione 3D e hanno poltrone comodissime. A quanto pare un unico neo: gli utenti di Tripadvisor si lamentano che non è facile posteggiare nelle strette stradine attigue. Questa sala cinematografica è, purtroppo, anche l'unica nei dintorni e per molti chilometri.

Ma il cinema a Gela è pure un sogno: una scuola di cinema qui la voleva già Paolo VI e al progetto aveva cercato di dare forma un grande sacerdote molto amato da queste parti, don Franco Cavallo, al tempo stesso umile e carismatico, scomparso nel 2006.

Alla fine, il progetto della scuola è partito nel 2020, purtroppo proprio quando iniziava la pandemia. Così la scuola di cinema, ancora oggi, aspetta di avere una sede.

Un sogno realizzato è invece il Museo del Cinema. Sfrattato due volte, prima dal centrale Palazzo Pignatelli e poi da una scuola, il Museo è frutto della grande passione dei siciliani che credono nel cinema come sogno e riscatto e adesso ha sede provvisoria in parte della casa del regista Giovanni Virgadaula, nella città vecchia, in via Rapisardi.

Racchiude nelle sue stanze cimeli del cinema che fu: cineprese dei primi anni del '900, leggendari manifesti di storiche pellicole introvabili altrove, che arrivano a Gela, in queste stanze, come regalo di siciliani, e non solo, che conoscono l'indirizzo di questo luogo delle meraviglie.

Virgadaula è una celebrità: aiuto regista di Fellini, collaboratore per molto tempo del grande Nanni Loy, ama il cinema muto e ha anche realizzato alcuni film in bianco e nero. Il Museo ha deciso di dedicarlo alla famosissima e conturbante attrice siciliana Pina Menichelli, nata nel 1890.

Ma la storia di Gela iniziava molto prima e anche quella della sua vocazione: Eschilo, il drammaturgo greco, considerato il fondatore della tragedia e quindi della rappresentazione teatrale, insomma il bisnonno della settima arte, si era fermato qui e qui è la sua tomba.

Un altro indizio che non può passare inosservato sullo stretto legame tra la città e il cinema – la forma più moderna dell'arte di mettere in scena.

Un auspicio per un futuro di Gela come polo culturale per i giovani, un futuro che esca dall'anonimato dei quartieri dormitorio che non raccontano la grande storia di questa terra.


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