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Che l’introduzione
della tecnologia digitale nel mondo delle sale cinematografiche sia ben
di più di una mera innovazione tecnica è un’opinione
condivisa dai professionisti. Di conseguenza è molto alto, tra
gli esercenti cinematografici che partecipano al corso “DigiTraining
Plus: New Technologies for European Cinemas”, giunto alla quarta
giornata, l’interesse per il “come”, cioè per
le modalità con cui è iniziata e continuerà la transizione
al digitale e per le implicazioni tra i vari attori della filiera. Tra
le novità che il cinema digitale ha portato sinora c’è
il cosiddetto “integrator”, cioè la
società che si propone di agire come “intermediario”
nelle relazioni tra esercente, distributore e fornitori di attrezzature. Questa figura nasce per rispondere alla necessità di trovare un equilibrio economico in una situazione che vede i risparmi principalmente sul fronte della distribuzione e gli investimenti su quello dell’esercizio. Perché avvenga la transizione al digitale, le sale devono infatti dotarsi di nuove attrezzature a prezzi che, seppure in calo, sono comunque elevati. Due “integrators” attivi sul mercato europeo hanno portato la loro testimonianza al corso. Si tratta di XDC, la società belga produttrice di server per i cinema digitali nata da EVS, gruppo leader nella produzione di apparecchiature digitali per la trasmissione in diretta di contenuti video, e di Arts Alliance Media, con sede nel Regno Unito. La prima società vanta un’esperienza basata sulla digitalizzazione di oltre 300 schermi in nove paesi europei, la seconda sta completando, per conto del British Film Council, l’installazione dei 240 schermi che costituiscono il Digital Screen Network. Perché le sale che scelgono il digitale dovrebbero appoggiarsi a un “integrator”? Per esempio, per liberarsi dal peso di scegliere attrezzature per cui è necessaria un’elevata competenza tecnica (“l’integrator” sperimenta i vari prodotti e li combina per rispondere al meglio alle esigenze specifiche di ogni cinema. Inoltre “spunta” dai fornitori i prezzi migliori grazie all’acquisto in grandi quantità). Poi – cosa forse ancora più importante – per delegare a un terzo la trattativa con i distributori, affinché parte del denaro risparmiato grazie all’eliminazione delle copie in 35mm (la cosiddetta Virtual Print Fee) venga riversata in un “salvadanaio” destinato a finanziare l’acquisto delle attrezzature. A fronte di questi servizi – che includono anche l’assistenza tecnica e l’adeguamento ai crescenti requisiti tecnici – i cinema si impegnano a pagare, per un certo numero di anni, una somma rateizzata, mentre “l’integrator” compra a sue spese l’attrezzatura. “Con questa formula – ha commentato Gemma Richardson di Arts Alliance Media – il cinema digitale diventa accessibile”. “Ed il suo decollo in Europa è veramente prossimo – ha aggiunto Bernard Collard di XDC –. Presto gli esercenti dovranno giungere a un accordo con i distributori in merito al contributo finanziario che questi ultimi saranno disposti a versare. Guardando a quello che succede negli Stati Uniti e alle caratteristiche di un mercato frammentato come quello europeo, dobbiamo pensare che ci vorrà più di un modello di business per coprire tutti gli schermi d’Europa”. Durante il corso, che si concluderà domani, i partecipanti hanno visitato due cinema attrezzati per la proiezione digitale: l’Imagix di Tournai e il Kinepolis di Bruges, dove hanno potuto valutare l’uso delle nuove tecnologie assistendo a proiezioni digitali. |
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La facciata dell'Imagix Cinema a Tournai |
The Kinepolis Cinema in Bruges |
MEDIA Salles |