Sono 132.000 i proiettori digitali nel mondo, il che significa che oltre il 90% dei circa 145.000 schermi commerciali ha ormai scelto la nuova tecnologia. L'Europa è in linea con questa media, tuttavia l'analisi paese per paese mostra una situazione ancora disomogenea con diversi territori al di sotto della media europea. Tra questi compaiono anche la Repubblica Ceca e la Slovacchia, mercati in cui gli schermi digitali rappresentano rispettivamente il 55% e il 76%
"Eppure - ha affermato Elisabetta Brunella presentando l'analisi condotta da MEDIA Salles - sarebbe errato concludere che in questi territori ci sia stato uno scarso interesse o un impegno inadeguato nella digitalizzazione rispetto per esempio ad altri mercati nella stessa Europa Centro Orientale come la Romania, che vanta un tasso di digitalizzazione del 91%.
Se si mette infatti in rapporto l'offerta degli schermi digitali con il numero di abitanti si vede che in Repubblica Ceca c'è un proiettore ogni 22.900 persone, in Slovacchia ogni 33.500 mentre in Romania ogni 55.400.
Semmai la situazione di un paese come la Repubblica Ceca, caratterizzato dalla presenza di cinema anche nelle zone rurali e al di fuori dei maggiori centri abitati, deve richiamare l'attenzione sulla necessità di consentire la digitalizzazione anche alle sale che svolgono un ruolo più sociale e culturale che commerciale. Non farlo significa infatti accettare che l'innovazione tecnologica diventi un fattore di espulsione dal mercato dei soggetti economicamente più deboli.
Proprio per evitare che le sale "di profondità" chiudessero a causa dell'impossibilità di investire nel digitale, la Slovacchia ha istituito nel 2012 un fondo specifico. L'ha ricordato oggi Peter Dubecký, direttore dell'Istituto Cinematografico Slovacco, nell'intervento tenuto nella significativa cornice del Kino Lumière, punto di riferimento a Bratislava per la proiezione dei film nazionali - contemporanei e classici - ed europei.
Per altro, non valorizzare il ruolo socio-culturale delle sale sarebbe un controsenso in un paese come la Slovacchia, profondamente impegnato nella salvaguardia e diffusione del proprio patrimonio cinematografico. E' questo infatti l'obiettivo del progetto condotto dal nuovo Dipartimento Digitale, 700 mq2 situati al piano inferiore del Kino Lumière e dotati di apparecchiature all'avanguardia. Come ha affermato stamani Peter Csordás, Direttore del Dipartimento, sono in corso il restauro e la digitalizzazione di mille titoli per un totale di 270 ore.
Promuovere una maggiore conoscenza dei film del passato contando sulle nuove tecnologie è dunque un intento che può essere definito trasversale, comune cioè sia a istituzioni culturali sia a società commerciali. Già ieri, infatti, Nick Varley aveva sottolineato come la tecnologia digitale abbia consentito ad una società di distribuzione come la sua - Park Circus con sede in Scozia - che già aveva costruito negli anni un catalogo di 10.000 film in 35mm, di trasformarsi in fornitore di classici in formato digitale operante in 80 paesi.
Sulle chances offerte dal digitale alla diversificazione della programmazione è intervenuto oggi anche Giovanni Cozzi, fondatore di Rising Alternative. Basandosi sui dati raccolti in quattro anni nei cinema di oltre 10 paesi che hanno proiettato almeno 200 volte l'anno dei contenuti aggiuntivi, Cozzi ha mostrato come in Europa questi programmi riescano a portare in sala nei giorni infrasettimanali una media di spettatori che può arrivare addirittura a 145, come nel caso della Francia. Prudentemente, Cozzi ha anche sottolineato che contenuti come opera, balletto, esposizioni artistiche non sono di per sé "l'asso nella manica", ma devono rientrare in un'attenta programmazione strategica che solo l'esercente può fare basandosi sulla conoscenza del pubblico, delle sue caratteristiche socio-demografiche e dei suoi interessi.
Sul rapporto tra cinema, spettatori e pubblico potenziale si è soffermato anche Adam Zbiejczuk, che ha fornito ai partecipanti interessanti esempi sull'utilizzo di Facebook.