Tutti diversi, tutti digitali
di Elisabetta Brunella

Questa rubrica ospita ritratti di cinema d'Europa e del resto del mondo assai diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di aver adottato la proiezione digitale
Paese
Nome del cinema
Città
Società
Numero di proiettori digitali
Marca del proiettore digitale
Risoluzione
Server
N. di schermi 3D

Ungheria

Art-Mozi

Miskolc

Cine-Mis Non Profit

2

Christie
Barco

2k
Dolby
1

Art-Mozi, Miskolc (HU)
Siamo sinceri: se pensiamo a una città proiettata verso il mondo, Miskolc non è la prima a venirci in mente.
Eppure questo centro di 170.000 abitanti, nell'angolo nordorientale dell'Ungheria, a 50 km dal confine slovacco e meno di 200 km da quello ucraino, la sua dimensione internazionale la coltiva da tempo.
E se ai tempi dell'Impero Austroungarico, quando i suoi abitanti e i Lombardo-veneti erano sudditi dello stesso sovrano, esportava manufatti di ferro (i lettori triestini sono invitati a controllare se è vero che il nome di Miskolc compare sulle bitte del loro porto), oggi - in linea con la tendenza alla dematerializzazione - la cittadina magiara a due ore nella puszta da Budapest è il punto di riferimento per il cinema internazionale in Ungheria.
Nel giro di dieci anni, Miskolc è riuscita a creare dal niente quello che oggi è considerato il più importante festival internazionale in Ungheria, non solo luogo di incontro tra l'industria magiara e la comunità cinematografica mondiale, ma anche - in molti casi - l'unica occasione per il pubblico ungherese di vedere sul grande schermo film che una distribuzione commerciale non l'avranno mai.
Anche si tratta di opere di indiscusso valore artistico e spettacolare.
Uno per tutti il "caso" di quest'anno: Nebraska di A. Payne. Ad ospitare il Cinefest è un piccolo cinema, fatto di due schermi - il Béke (che significa "Pace") e l'Urania - che operano negli spazi della Casa delle Arti, iniziativa del Comune di Miskolc.
E visto che i 70 posti dell'una e i 140 dell'altra per un evento diventato così importante non bastano, il Cinefest occupa anche la sala dei concerti, che per l'occasione viene dotata, come gli altri due spazi, di un proiettore digitale adatto per un grande schermo da 600 posti.
A portare Miskolc sulla scena cinematografica internazionale è stato Tibor Biro, "storico" esercente di Miskolc votato al cinema di qualità.
Tratto gentile e buone maniere all'antica si uniscono in Tibor ad una tenacia inossidabile: questo è il mix che ha consentito al cinema d'essai di resistere a Miskolc, anche quando sono arrivati - quasi contemporaneamente - due multiplex, prodotto dell'inebriante svolta verso l'economia di mercato degli anni Novanta.
E se uno dei due - l'Hollywood multiplex - ha chiuso e i suoi spazi sono diventati negozi (il mercato è inebriante, ma anche spietato), l'offerta di cinema di qualità - grazie anche alla politica culturale della Città - lungi dall'accontentarsi della sopravvivenza è passata all'attacco e il festival è diventato non solo momento di grande visibilità temporanea, ma anche motore della programmazione regolare del Béke e dell'Urania che, per almeno il 60%, è fatta di film nazionali ed europei.
Tibor e la squadra di appassionati, spesso volontari, che assicura al Cinefest servizi al pubblico e ai professionisti un trattamento all'altezza dei festival di prima grandezza hanno mostrato che è possibile sentire il territorio giorno per giorno e proiettarsi verso il mondo.
"Act locally, think globally" per i più è una frase abusata, a Miskolc è una realtà.

I proiettori digitali del Béke e dell'Urania sono stati acquistati grazie a finanziamenti pubblici, provenienti per il 25% dal Comune e per il 75% dallo Stato, attraverso uno schema che - giunto ora al terzo anno - si propone di facilitare la digitalizzazione nei circa 30 schermi d'essai che operano in Ungheria, al di fuori della Capitale.
Queste sale mostrano i film che un apposito comitato di selezione a livello nazionale giudica "d'essai".