Detlef Rossmann: “Temo che le piccole sale non resisteranno”

Il presidente della Confederazione internazionale dei cinema d’essai (Cicae) disegna il quadro dell’esercizio d’essai in Europa. Lamenta in particolare le numerose disparità negli aiuti nazionali e l’adozione da parte dell’Unione Europea delle specifiche DCI, troppo costose per le piccole sale.

Ecran Total: Lei è presidente della Cicae dal 2007. Dove si svolge la sua attività di esercente?

Detlef Rossmann: Sono esercente ad Oldenburg, una città tedesca di 160.000 abitanti. Ho un cinema con tre schermi, il Casablanca, che offre una programmazione d’essai. Sono inoltre Vice Presidente dell’Associazione tedesca degli esercenti d’essai.

E. T.: Qual è la vocazione della Cicae?

D. R. : La Cicae esiste dal 1956 e riunisce le federazioni europee delle sale d’essai su iniziativa dell’associazione tedesca (AG Kino), della francese (Afcae), dell’italiana (Fice), della svizzera (SSV-Asca) e della olandese.

La Cicae raggruppa 3.000 schermi in Francia, Belgio, Germania, Italia, Ungheria, Svizzera e Venezuela attraverso le loro strutture nazionali, ma anche alcune decine di sale indipendenti in circa venti paesi, oltre che una ventina di festival. Lo scopo della Cicae è far crescere il riconoscimento del settore d’essai nelle sale presso il pubblico, di trovare sostegno nelle istanze politiche nazionali ed europee – MEDIA in particolare – e di contribuire alla diversità culturale. Abbiamo un ufficio a Parigi, per avere una maggiore visibilità, dove lavora la nostra Delegata Generale Markéta Hodouskova.

E. T.: Come si definisce l’essai su scala internazionale?

D. R. Si tratta di un termine che assume valenze diverse nei vari paesi.

In Francia e in Italia, è definito per legge in base ad un criterio di percentuale di programmazione, in rapporto al bacino d’utenza etc. È estremamente regolamentato e inquadrato. In Germania, come in molti altri paesi, l’essai è una categoria non regolamentata dallo Stato. Ogni sala d’essai sceglie la propria programmazione per ragioni artistiche e non solo commerciali.

E. T.: E quali sono i temi principali su cui lavora la Cicae?

D. R.: Noi facciamo un lavoro di lobbying, soprattutto presso la Commissione Cultura del Parlamento Europeo e della direzione Cultura ed Educazione della Commissione. La più importante delle nostre attività è il corso di formazione per esercenti cinematografici, che si svolge ogni anno in concomitanza con la Mostra del Cinema di Venezia, a inizio settembre.

Lavoriamo su vari fronti: le relazioni tra cinema e televisione, tra festival, distributori ed esercenti, la digitalizzazione delle sale e l’attenzione verso il pubblico giovane, la scoperta di nuovi talenti, il miglioramento della distribuzione delle opere nazionali in sala… ma la parte più difficile è quella che riguarda la digitalizzazione dei cinema.

E. T.: Il suo cinema è dotato di tecnologia digitale?

D. R.: Non ancora. La Francia è l’unico paese in cui, grazie ad una norma di legge, i distributori sono obbligati a partecipare al processo di digitalizzazione. In Germania e in molti altri paesi non è così. Per ora, in Europa, sono soprattutto i grandi circuiti ad essere digitalizzati. Comunque questi cinema dotati di tecnologia digitale proiettano al 90% blockbuster americani, aumentando ancora di più la quota di mercato dei film d’Oltreoceano.

E. T.: Come vede questa transizione per le sale della Cicae?

D. R.: In Francia, il processo dovrebbe terminare alla fine del 2013, o all’inizio del 2014. In Svizzera il governo darà aiuti alle sale. In Italia, così come in Germania, proseguono le trattative. L’Unione Europea ha stanziato 2 milioni di euro lo scorso anno, ma le domande di finanziamento superano abbondantemente questa somma. Sarà difficile preservare gli oltre 30.000 schermi che costituiscono il parco sale europeo. Personalmente temo che i piccoli esercizi non resisteranno. Non capisco perché l’Unione abbia accettato le specifiche DCI, così costose.

E. T.: Che cosa intende esattamente?

D. R.: Per quale motivo non è stato sviluppato un sistema “DCI light” per le piccole sale? Esistono dei sistemi professionali molto meno cari, a 30.000 euro, a 40.000 euro. Non sono in 2K ma in 1,9K. Questo materiale potrebbe essere sufficiente per gli schermi di piccola taglia… gli Americani hanno trattato in primo luogo con la Francia, l’Unione Europea è venuta dopo. Io credo che, se non si prendono iniziative a livello europeo, ci sarà bisogno di una deroga per le sale che non sono in grado di investire 70.000 euro quando il loro volume d’affari supera appena i 50.000 euro… Hollywood vuole estendere la sua quota di mercato, ma gli studios non hanno bisogno delle piccole sale con programmazione europea: preferiscono vendere dei DVD nei paesi in cui la cronologia dei media non è così definita come in Francia! Inoltre, esiste una vera e propria sproporzione tra gli aiuti nazionali in Europa, che si rivolgono più alla produzione che al marketing e all’esercizio dei film europei, benché questi siano settori indispensabili per la salute del cinema europeo.

E. T.: Qual è la situazione per i vostri membri dell’Europa Orientale?

D. R.: È na situazione molto difficile. Dopo il crollo del muro di Berlino, molte sale sono state abbandonate e la privatizzazione non è stata portata avanti rapidamente, in quanto le amministrazioni comunali volevano gestire le proprie sale, anche se non avevano i mezzi per sostenerle. Parallelamente, sono stati costruiti i multiplex, che hanno rafforzato il dominio del mercato da parte degli Americani. In genere, i cinema d’essai sono monosale, come ad esempio in Ungheria, dove mancano i mezzi economici per la conversione digitale. Lì le sale d’essai non hanno accesso ai film europei. Questi non interessano ai distributori importanti e di conseguenza molti esercenti d’essai sono diventati anche distributori. Questo è l’unico modo per poter proporre ai propri spettatori una programmazione di film europei.

Intervista di Emma Deleva a Detlef Rossmann. L’originale in francese è stato pubblicato su Ecran Total/Cahier des Exploitants il 29 febbraio 2012.

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