Una varietà di modelli economici al servizio della transizione digitale

Nello scorso numero il DGT online informer ha toccato più volte, nell’editoriale di Jens Rykaer e nella testimonianza di Nancy Fares, il tema del modello economico – o piuttosto dei modelli economici – che dovrebbero consentire una transizione al digitale che sia la più omogenea possibile, in termini sia di tempi sia di quantità di schermi coinvolti. Tutti noi “addetti ai lavori” sappiamo che mantenere una doppia modalità di distribuzione – analogica e digitale – è un carico che l’industria non può sopportare a lungo. Ugualmente siamo consci del rischio che potrebbe comportare un processo di trasformazione che crei una frontiera tra coloro che possono permetterselo e coloro che ne resterebbero esclusi. Per questo nell’ultimo periodo non solo si è intensificato il dibattito sull’economia del cinema digitale, ma sono anche aumentati i progetti che mirano a realizzare un equilibrio virtuoso tra i risparmi che la nuova tecnologia promette sul fronte della distribuzione e gli investimenti che essa richiede sul fronte dell’esercizio.
In questo numero portiamo in primo piano l’iniziativa norvegese, nei prossimi continueremo parlando di ciò che sta accadendo in altri paesi, sui due lati dell’Oceano. L’obiettivo è capire quali siano le vie che si possono percorrere per realizzare una chiarezza di rapporti tra distribuzione ed esercizio che consenta sia di condividere oneri e vantaggi sia di salvaguardare la libertà dei soggetti coinvolti in termini, per esempio, di acquisizione dei prodotti da proporre al pubblico, siano essi film o contenuti alternativi. Auspico quindi che ci sia una varietà di soluzioni, basate sia sull’investimento diretto da parte degli esercenti sia sull’intervento di intermediari finanziari, che dia fiducia all’insieme degli operatori coinvolti in un passaggio epocale nella storia della sala cinematografica.

Walter Vacchino
Vicepresidente di MEDIA Salles

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