La Scala sui grandi schermi degli Stati Uniti
Intervista con Giovanni Cozzi, Emerging Pictures

Del fatto che l’opera possa essere considerata uno dei “contenuti alternativi” più appetibili per le sale dell’era digitale ci sono ormai diverse evidenze (si veda per esempio il DGT online informer 26/07). Ne parliamo con Giovanni Cozzi, uno dei fondatori di Emerging Pictures, società che ha dato vita a un circuito di cinema e di centri culturali negli Stati Uniti che, grazie alle nuove tecnologie, punta sulla diversificazione dell’offerta.

La sua società firma l’iniziativa “Italy’s Best Opera”: come è nato questo progetto e come si sta realizzando?
Abbiamo fatto un accordo con RAI Trade che ci consente di presentare un “cartellone” di cinque opere della Scala più altre due, dal Teatro del Maggio Musicale di Firenze e dalla Fenice di Venezia, in un periodo che va da dicembre 2007 a giugno 2008 e che proseguirà, a luglio, con un balletto. Abbiamo iniziato con l’Aida, che abbiamo proposto in 66 diverse sedi sul territorio statunitense e abbiamo continuato in gennaio con Tristano e Isotta, di cui sono ancora in corso diverse proiezioni.

Come sono le reazioni del pubblico di fronte a questi spettacoli che, a differenza per esempio di quelli del Metropolitan, non avvengono in diretta?
Gli spettatori rispondono con molto entusiasmo: diverse rappresentazioni hanno fatto il “tutto esaurito” e hanno richiesto delle repliche. Questo successo si riscontra non solo nel cuore delle più grandi città americane e negli spazi più prestigiosi, per esempio il Symphony Space di New York, ma anche in altre località meno centrali. Una sala di 280 posti, nei sobborghi di Filadelfia, per esempio, ha venduto 200 abbonamenti. E molti di coloro che si sono presentati alla prima senza aver prenotato sono rimasti fuori. La qualità delle riprese nonché della proiezione e del sonoro consentono un’esperienza molto coinvolgente: il critico musicale del New York Times che ha assistito al “Tristano e Isotta” al Symphony Space ha fatto notare come fosse palpabile l’emozione del pubblico, spontaneamente pronto ad applaudire la comparsa in scena del direttore d’orchestra o a commuoversi sentendo l’Inno di Mameli. La “differita” poi consente molti vantaggi sul piano dell’organizzazione – si evitano i problemi di orario legati alla differenza dei fusi – e sul piano dei
contenuti. Le proiezioni delle opere possono essere accompagnate, per esempio, da introduzioni “dal vivo” fatte da esperti e critici così come da altri materiali filmati, come per esempio back-stage dalla Scala o interviste con i protagonisti. Una delle ragioni per cui sono a Milano in questi giorni è realizzare un’intervista col Sovrintendente della Scala Stéphane Lissner che accompagnerà le prossime proiezioni.

Che cosa ci può dire del pubblico e delle sue motivazioni?
Ovviamente il primo elemento trainante è la passione per l’opera, incluso il desiderio di vedere in scena artisti statunitensi che lavorano all’estero e ritrovare personaggi amati come Zubin Metha, direttore del Maggio Musicale Fiorentino. Ma, oltre a questo, incide moltissimo l’interesse per luoghi significativi nell’immaginario del pubblico statunitense, come Milano, Firenze e Venezia, così come la percezione della “differenza” degli spazi in cui si colloca lo spettacolo: –negli Stati Uniti ci sono prestigiosi teatri, ma nessuno, ovviamente, con la storia, la bellezza e l’atmosfera della Scala o della Fenice. Per questo noi “confezioniamo” con molta cura lo spettacolo, aggiungendo per esempio molte immagini dei luoghi, che vengono proiettate a margine e negli intervalli. Di conseguenza portare l’opera dall’Italia agli Stati Uniti diventa anche uno strumento molto efficace per promuovere l’immagine del Paese e creare consenso intorno a sue iniziative di portata internazionale, come la candidatura di Milano all’Expo Mondiale, per esempio.

Il prezzo del biglietto può essere considerato un’altra attrattiva di questo programma?
Certamente il prezzo di ogni proiezione – 20 dollari – è sicuramente competitivo rispetto a quello dell’opera dal vivo. Allo stesso tempo è, per l’esercente, più remunerativo rispetto al prezzo del biglietto. Senza contare che l’opera attira al cinema un pubblico in molti casi diverso dall’usuale e per di più contribuisce a creare un’immagine della sala distintiva rispetto alla concorrenza.

Qual è il ruolo di Emerging Pictures nei confronti delle sale?
Oltre a negoziare gli accordi con gli aventi diritto, ci occupiamo della distribuzione alle sale, in una varietà di modalità, a seconda dell’attrezzatura di proiezione presente in cabina. Forniamo il supporto fisico alle sale col proiettore 2K, mentre inviamo, utilizzando la banda larga, i files in HD per le sale che aderiscono al circuito “High Cinemas”. Noi di Emerging Pictures crediamo molto a questa modalità di diffusione dei contenuti per le sale, anche dal punto di vista dell’ecologia: la banda larga abolisce il problema dei trasporti su strada e quello della produzione e, successivamente, della distruzione delle copie fisiche. I nostri “High Cinemas” sono perciò anche “Green Cinemas”.

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