Dalla teoria alla prassi: l’obiettivo di Digitalfie

Nella rubrica “Women in digital cinemas”, una studiosa di comunicazione di impresa ci dice che non è sufficiente, per un cinema che, attraverso la tecnologia digitale, voglia acquistare un vantaggio rispetto ai concorrenti, semplicemente dotarsi delle attrezzature. Si tratta invece di far cogliere al pubblico potenziale i vantaggi che possono derivare da questa innovazione in termini di esperienza complessiva della fruizione cinematografica. A credere che la transizione digitale significhi molto di più che un cambiamento nel modo di far arrivare le immagini sullo schermo sono le imprese che, a IDIFF 2008, hanno annunciato la nuova iniziativa “Digitalfie”.
Un fornitore di server di prima grandezza come Doremi, una software house austriaca, la SiTec, nonché Kino Cinemas, la società di esercizio che vanta due cinema unici in Gran Bretagna – solo proiettori digitali, niente 35mm – e lo studio di consulenza Peacefulfish si sono posti l’obiettivo di identificare e proporre servizi legati al cinema digitale capaci da una parte di migliorare l’esperienza complessiva dello spettatore e, dall’altra, di creare fonti di entrate aggiuntive per l’esercente. Alla base di questo progetto c’è una ricerca condotta in Finlandia e Norvegia per identificare esigenze e aspettative del pubblico e metterle a confronto con il punto di vista dell’industria.
Perché proprio questi due paesi? Ce lo spiega Frauke Feuer, analista di Peacefulfish: “I due paesi scelti sono tra i più aperti alle tecnologie digitali. Inoltre la Norvegia, dove la maggioranza delle sale appartiene ai comuni e da tempo si sperimenta la proiezione digitale, è un territorio caratterizzato da una frequenza delle sale tra le più elevate del Continente.” Per condurre la ricerca sulla percezione dell’esperienza di spettatori, Peacefulfish si è basata su focus groups definiti in base all’età e all’area di interesse: il pubblico giovane e del futuro (13 – 16 anni), i giovani che “fanno tendenza” (17 – 30 anni), le famiglie con bambini piccoli (25 – 40 anni) e la terza età (oltre i 55 anni). Sulla base dei risultati di questa indagine, che voleva mettere in luce i significati che il cinema può rivestire dal punto di vista della socialità nonché le impressioni, o propensioni, rispetto all’interattività o alla pubblicità, Digitalfie mira ora a mettere a punto dei servizi che possano migliorare l’esperienza degli spettatori e generare entrate che aiutino ad ammortizzare gli investimenti necessari per il passaggio al digitale. La tabella di marcia che il consorzio si è data prevede cinque mesi per giungere a questo traguardo. Sarà il festival di Cannes l’occasione per la presentazione di questa nuova gamma di servizi?

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