Questa rubrica dà la parola a chi con i contenuti aggiuntivi lavora da tempo ed ha acquisito sul campo un'esperienza che pensiamo valga la pena di fare conoscere a livello internazionale. Il Tiberio, un cinema a servizio della cultura e del territorio Incontriamo Stefano Tonini, fondatore del Notorius Rimini Cineclub, che potremmo definire il "motore" delle attività del Cinema Teatro Tiberio. - I contenuti aggiuntivi sono diventati una "specialità" del vostro cinema. Ci vuole parlare di questa esperienza? Abbiamo iniziato nel 2008, grazie alla formula proposta da Microcinema, che non solo forniva l'attrezzatura, ma anche la possibilità di accedere a dei contenuti decisamente innovativi per le sale cinematografiche, come l'opera o il balletto. L'esperienza ci ha dimostrato che la nostra è stata una decisione giusta: gli spettatori che scelgono il Tiberio sono maggiormente interessati a questo tipo di proposta culturale rispetto al tipico pubblico dei multisala e dei multiplex, che predilige una programmazione "mainstream". Così siamo diventati a Rimini la sala di riferimento per i contenuti aggiuntivi e abbiamo via via messo a messo a punto una strategia "fatta su misura" per la nostra clientela. - La vostra programmazione operistica è diventata presto una "best practice": già nel 2010, il Sole 24 ore citava "L'oro del Reno" trasmesso al Tiberio, in collegamento con la Scala di Milano, come uno degli "esempi non convenzionali delle sale cinema che un po' stridono con i grandi multiplex o la retorica che sta accompagnando il 3D". Ci sono anche altri contenuti che programmate con successo? Ormai è tradizione proporre, prima e immediatamente dopo il Natale, dei balletti classici, che sono anche per noi dei veri e propri sempreverdi, che fanno breccia pure tra i giovanissimi appassionati di danza, come “Lo schiaccianoci” del Bolshoi o del Royal Ballet. In particolare lo spettacolo della domenica pomeriggio pensato per le scuole di danza riscuote un successo costante. - A sentirla raccontare questo percorso che ha portato il Tiberio ad essere non solo un cinema, ma anche quello che oggi va di moda chiamare un hub culturale, sembra che voi conosciate uno ad uno i vostri spettatori. E' questo uno dei vostri punti di forza? Il Tiberio fa parte della rete di quelli che una volta erano i cinema parrocchiali e che ora sono chiamati "sale della comunità". In questo nuovo nome c'è un programma: un cinema al servizio del territorio e dell'associazionismo locale, ma soprattutto degli spettatori, perché abbiano la sensazione che il cinema appartiene anche a loro. Non è un caso che possiamo contare sulla collaborazione di tanti volontari che curano la programmazione, si occupano dell'amministrazione e della contabilità, mettono le loro conoscenze di informatica a favore della comunicazione e così via. Per non parlare di quella dozzina di persone che si alternano - e qui vorrei ringraziare Leo che c'è sempre - alla cassa e che sono delle vere e proprie antenne degli umori e dei giudizi del pubblico. Il dialogo col territorio è costante: il Tiberio ha tradizionalmente proposto proiezioni per le scuole, incontri con autori e registi, presentazioni di libri, ospitato compagnie di teatro locali ,e ha collaborato con festival e pure con gli altri cinema locali, per esempio nella gestione dell'arena estiva, uscendo dalla consueta logica della concorrenza. Dal 2015, fino al Covid, abbiamo organizzato il Cinepicnic, una grande festa che si tiene nell'invaso del Ponte di Tiberio incentrata sulla proiezione di un film su un grande schermo all'aperto, adatto per tutta la famiglia, e sulla vendita di "fast food" alla romagnola. L'obiettivo è quello di festeggiare Ferragosto con gli spettatori ma anche di raccogliere fondi per continuare a migliorare le strutture del cinema e contribuire alle attività caritative della parrocchia. Insomma, film e piadina, per far festa e fare del bene.
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