DALLA NOSTRA SPECIALE INVIATA ...

La Mostra del Cinema non si è fermata. Un segno di speranza per il grande schermo
di Elisabetta Galeffi

Ricordo una Mostra del Cinema di Venezia, di tanto tempo fa. Jeremy Irons era presidente di giuria: ancora da cardiopalma, quando ti ci incrociavi tra una proiezione e un’intervista.
Ricordo una cena in un ristorantino dove non sono mai riuscita a ritornare, seduta al tavolo con i miei amici, a poca distanza da Charlotte Rampling, sempre grandissima diva in ogni occasione.
La mente ritorna ai giardini e alla piscina dell’Hotel Des Bains, nel primo pomeriggio, quando ancora il sole settembrino faceva venir voglia di un tuffo, e alla gente, la confusione, la corsa per accaparrarsi un biglietto per la proiezione di un nuovo film.
L’hotel di "Morte a Venezia" è ormai chiuso da anni. Vogliono farci un residence per ricchi: sarà difficile continuare ad immaginare in quelle stanze le scene di Visconti.
Passeggiando sulla spiaggia del Lido, in una soleggiata mattina di questa primavera, in compagnia di qualche corridore mattutino e molti gabbiani, rivedo, dietro le finestre chiuse dell’Hotel Excelsior, al di là delle alte dune di sabbia ancora ammassate a difesa dalla furia del mare d'inverno, le porte sbarrate del Palazzo del Cinema.
La sua architettura razionalista, fantasma bianco sullo sfondo dell'aria tersa, sembra un paesaggio astratto di De Chirico. Una metafora del cinema che ha chiuso i battenti in questi lunghi mesi di Covid, un punto interrogativo che fa riflettere su quale sarà il destino delle sale cinematografiche, dopo questo lungo esilio dal pubblico.
Ma come la Mostra di Venezia, nata nel 1932 all’Hotel Excelsior, edificio immenso, rosso, orientaleggiante proprio sulla spiaggia, ha saputo superare le minacce della guerra e non fermarsi nemmeno nell'anno orribile del Covid, spero che i grandi schermi continuino a nutrire la passione per il cinema. Ogni giorno, a tutte le latitudini ...

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