Elisa Flaminia Inno
autrice, regista e produttrice di film documentari

Ritorno al futuro

Sono nata nel cinema digitale. Durante gli anni della mia formazione sono stata rapita dallo studio del film documentario: come la rivoluzione digitale degli anni Novanta avesse permesso la nascita di nuove pratiche produttive e di un nuovo modo di pensare ai linguaggi. Il cinema della realtà è il protagonista di questa rivoluzione, sdoganato dalla pesantezza del processo produttivo in pellicola e liberato nelle mani degli autori che possono gestirne la creazione anche autonomamente.

Questo nuovo panorama, in continua evoluzione, mi ha dato la possibilità come regista di sperimentare nuovi linguaggi e di adattare l'impianto produttivo a questa nouvelle vague: ha permesso di produrre film indipendenti a basso costo, concedendo una libertà di linguaggio tale da poter attraversare non solo una diffusione italiana, ma anche internazionale (un esempio è "Pagani", che ho realizzato nel 2016 e che è stato prodotto da Parallelo41).

Le caratteristiche di questo nuovo scenario sono la velocità di evoluzione di mezzi e modi di fare cinema e la possibilità di sganciarsi dal giogo editoriale del mainstream. Dopo poco il web è diventato il nuovo territorio da conquistare, con un prodotto ibrido, tra narrazione e impressione, che unifica tutti i paesi nel linguaggio della piattaforma, in una nuova forma filmica - quella seriale - che apre ad una narrazione fidelizzante e promette lunga vita alle storie sul mercato.

Grazie alla moltiplicazione delle case dell'audiovisivo - gli schermi - è stato possibile pensare ad una ramificazione della distribuzione: per la sala, la tv, il web, l'OTT, il museo, la didattica e in altre forme di output che un film oggi può avere.

Questo processo ha regalato nuova linfa alla figura del produttore e ha reso possibile l'accesso alla produzione per molte di noi ("Donne di Terra", attualmente in post-produzione, con 1506film). In tempo di pandemia, nell'impossibilità del nostro settore di operare e nell'eccezionalità di produrre un film a compagine femminile, con quindici colleghe abbiamo dato vita ad una nuova produzione totalmente digitalizzata: un film documentario che nasce dalla pandemia stessa, con cui ognuna di noi dalla propria quarantena ha contribuito a sperimentare un nuovo modo di fare cinema. Una call diffusa online per raccontare il lockdown delle donne, alimentata dal potere della rete e dal desiderio di riconoscersi in una identità femminile rappresentata, l'elaborazione di una regia a distanza per guidare i personaggi ad auto-filmarsi, un sistema di archiviazione e gestione della produzione progettato per la condivisone online. Una nuova frontiera del cinema digitale: novanta minuti costruiti grazie agli ottomila video ricevuti dalle donne di tutto il mondo e realizzati interamente online da sedici autrici che non si sono ad oggi mai incontrate ("Tutte a casa", realizzato nel 2021).

È in questo mondo di isolamento estremo, in cui non ci si incontra nemmeno per fare film, in cui non ci si meraviglia più andando al cinema, ma guardando contenuti sullo smartphone, che la sala cinematografica prende un altro valore: quello dell' incontro. Un incontro che genera la condivisione di quella meraviglia che possiamo provare con un tablet nella sala d'aspetto del medico, ma che forse oggi non ci basta più. Il mio augurio è che la pandemia sia promotrice della rinascita della sala cinematografica come luogo di aggregazione, per un ritorno al futuro che unisca gli spettatori, riportandoli al valore della condivisione e della comunità.

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