12 Settimane sotto la minaccia dell'epidemia
29.9.2020
Deniz Yavuz – Antrakt

Per contrastare l'aumento della diffusione del contagio da Covid 19, il governo turco ha deciso che i cinema avrebbero dovuto sospendere l'attività il 17 marzo 2020. Quel giorno ha avuto inizio un incubo che ha toccato innanzitutto 442 siti, 2.768 schermi e il loro personale. E che si sapeva che non sarebbe terminato presto: infatti, in un paese di 80 milioni, la pandemia ha mietuto circa ottomila vittime, un numero elevato, sebbene inferiore a quello registrato in paesi meno popolosi.
Peraltro il mercato cinematografico turco aveva già cominciato nel 2019 a soffrire di un declino rispetto agli anni precedenti e il numero di biglietti venduti era arrivato a malapena a 60 milioni, decisamente al di sotto degli oltre 70 milioni raggiunti nel 2017 and 2018. Ovviamente le speranze nutrite dagli operatori del settore, che miravano ad un recupero nel corso del 2020, si sono scontrate con la pandemia che ha toccato tutto il mondo. La crisi ha colpito anche la produzione nazionale, che tradizionalmente in Turchia si aggiudica una percentuale importante del box office.
La chiusura che ha riguardato ristoranti, bar, strutture per il tempo libero e il divertimento, non ha risparmiato i cinema che hanno conosciuto 108 giorni di buio. Mentre infatti i primi centri commerciali ed i ristoranti hanno potuto riprendere l'attività all'inizio di giugno, i cinema sono stati autorizzati a riaprire il 3 luglio. Non tutti però lo hanno fatto: la riapertura è stata graduale e al 17 agosto risultava ripartito il 63% degli schermi.
Per evidenti ragioni, non ha molto senso paragonare il numero dei biglietti venduti e gli incassi del 2019 con il 2020, tuttavia, se si considerano le prime 37 settimane dell'anno, emerge una diminuzione delle presenze di circa il 51% e degli incassi di circa il 46%. Un'importante percentuale di incassi e di biglietti deriva da Tenet, anche se la sua uscita è avvenuta in un periodo che per la Turchia non è dei più favorevoli. I mesi in cui il consumo di cinema sul grande schermo è maggiore è infatti quello che va da ottobre a maggio. A differenza, dunque, di mercati come la Francia o gli Stati Uniti, agosto o settembre non sono i mesi più adatti per il lancio di nuovi fim in Turchia. Ciononostante, seppur con risultati non eclatanti, Tenet è stato il film più visto sul mercato turco nel periodo segnato dalla pandemia.
Questi mesi hanno visto la riproposizione di proiezioni all'aperto, uno dei fattori che avevano contribuito – dagli anni Quaranta in poi – a far crescere il numero degli spettatori cinematografici in Turchia. Allora – quando gli spettaori arrivarono a quota cento milioni, fiorivano i cinema all'aperto e quelle particolari strutture chiamate “cinema in giardino”, che offrivano anche mille posti. La loro chiusura è legata alla crisi del cinema sul grande schermo che ha colpito la Turchia soprattutto negli anni Ottanta e che ha inferto un duro colpo anche alla produzione nazionale.
le proiezioni all'apaerto sono ricominciate quest'estate, anche se non agli stessi livelli del periodo d'oro, e sono entrati in funzione anche 46 drive in in 45 diverse località che nel giro di neanche due mesi hanno venduto cira 40.000 biglietti.
Per contro, circa il 3% dei cinema ha già dovuto chiudere i battenti, non riuscendo a superare la crisi indotta dalla pandemia, mentre permane una situazione di incertezza per circa il 30% degli schermi del Paese e ci si aspetta una sensibile riduzione nella produzione nazionale.
Alcuni fattori positivi, come l'interesse per gli le proiezioni spettacolari sugli schermi IMAX, la moderntà delle sale cinematografiche aperte negli ultimi anni e ancora la forte percentuale di giovani nella composizione sdemografica del la Turchia, possono essere considerati una buona base per la ripartenza del consumo di cinema negli anni a venire.


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