Drive In

Qualcosa di vecchio. Nati negli USA negli anni '30, i drive in hanno avuto il momento d'oro nel dopoguerra, quando sono addirittura giunti a generare più incassi che i cinema al chiuso. Poi gli stili di vita e di consumo dei film sono cambiati e sul drive in - uno dei simboli dell'American dream per tutti, come la Coca Cola o la cucina chiamata appunto “all'americana” - è sceso il tramonto. Gli spettatori - diventati consumatori - hanno iniziato a preferire la comodità di sale che offrono suono e visione ottimali, collocate nel nuovo luogo per eccellenza della vita sociale: lo shopping mall, che consente l'esperienza “shop, eat, have fun at the movies” allo stesso indirizzo. E i proprietari dei vasti spazi nelle aree suburbane dedicati ai drive in hanno venduto il terreno ai developers di centri commerciali. Così, da oltre 4.000, i drive in americani sono diventati circa 300, con poco meno di 600 schermi.

Qualcosa, anzi molto, di nuovo. Con la pandemia, l'accresciuto desiderio di vedere film - largamente testimoniato anche dal vertiginoso aumento del VoD - combinato col piacere di uscire di casa in condizioni di sicurezza ha riportato in auge il drive in, innanzitutto dove era nato, e poi a tutte le latitudini. Lo si è detto con chiarezza nel webinar organizzato da ICTA, l'associazione delle aziende tecniche del settore cinematografico. Tra coloro che non hanno mai smesso di credere nelle potenzialità del cinema visto dalla propria auto, e che ha scommesso sull'evoluzione tecnologica della proiezione, c'è Rick Cohen, di Transit Drive-In, l'azienda familiare che da tre generazioni opera nell'Upstate New York, a un tiro di schioppo dalle cascate del Niagara. In questo periodo di Covid, una strategia mirata a rassicurare il pubblico sull'igiene e sulla sicurezza, con messaggi chiari e diretti, combinata con un'offerta per famiglie e teenagers, fatta di commedie e titoli sempreverdi come Grease o la serie degli Harry Potter, ma anche di contenuti aggiuntivi come i concerti della Buffalo Philarmonic, ha fatto presa sul pubblico. Al punto che la Transit Drive-In, passata al digitale nel 2012, ha tra i suoi obiettivi l'adozione di proiettori laser, “per raggiungere - dice Rick - un contrasto ed una luminosità dell'immagine veramente sorprendenti”. Ma pure molti gestori di cinema “tradizionali” si sono ora convertiti alla formula “cinema dall'auto” inventando i “parking lot cinemas”: i clienti stanno nelle loro vetture nello spazio che fino a qualche mese fa sarebbe stato solo il parcheggio e guardano il film su uno schermo allestito lungo il muro perimetrale del cinema. “Bricolage”? Certo che no. Rolando Rodriguez, vicepresidente di Nato, la potente associazione degli esercenti cinematografici degli Stati Uniti, sottolinea come questa soluzione sia andata di pari passo con l'adozione di soluzioni innovative per la prenotazione e l'acquisto di biglietti e di concessions totalmente online e per la sperimentazione di protocolli di sicurezza, sulla sanificazione, sul distanziamento sociale, sulla consegna di cibo e bevande e sulle modalità di accesso alle strutture che serviranno anche per il ritorno in sala. L'obiettivo è rassicurare lo spettatore: al cinema può tornare in tranquillità. Un altro vantaggio del “cinema nel parcheggio” è mantenere gli spettatori legati alla location a cui erano abituati. E pure, far sapere loro, nelle zone dove il lockdown è stato allentato, che il “loro” cinema ha riaperto i battenti. In Europa il revival ha toccato paesi grandi e piccoli. Quest'estate per la prima volta i Finlandesi si sono goduti il cinema dalla propria auto a Vantaa, a pochi chilometri dalla Capitale, grazie ad un'iniziativa voluta dalle autorità locali. L'Europa Centrale ha visto la nascita o il rilancio di diversi drive in: uno, il primo nella storia, in Serbia, uno in Montenegro, 3 in Slovacchia, 4 in Bulgaria e Slovenia, 5 in Lettonia, Croazia e Ungheria. La Turchia ha conosciuto una vera e proria fioritura di drive in, arrivati a quota 46.
In Russia i drive in sono una trentina e una delle principali catene - Karo - ne ha progettati altri 5, mentre in Spagna queste installazioni sono passate da 6 a 10. Non stupirà che anche nel Vecchio Continente si metta più enfasi - nella comunicazione al cliente - sull'adozione delle misure di igiene che sul contenuto della programmazione, generalmente basata su titoli del recente passato entrati nella storia del cinema (del resto sarebbe stato piuttosto difficile puntare sulle novità, visto che l'uscita dei titoli attesi sul mercato internazionale per la metà del 2020 è stata rimandata a date più o meno lontane). Nella capitale inglese, il London Drive In sfoggia il marchio "We're good to go" rilasciato dall'Ente turistico del Regno Unito e dell'Irlanda del Nord a quelle strutture ricettive e di spettacolo che seguano protocolli particolarmente esigenti a garanzia dei loro frequentatori. Per promuovere la sua attività anche "fuori stagione" propone in questo mese un biglietto scontato del 50%: da 35 a 17,50 sterline per automobile. Sul fronte della programmazione sperimenta anche i contenuti aggiuntivi, offrendo tutti i sabati di ottobre i Musicals del West End in diretta, al premium price di 65 sterline. Più ricercata anche la proposta gastronomica, che comprende pure un menù vegano. E per chi non avesse l'auto, ma vuole provare la "contact free way to experience film", l'esercente cinematografico ha stretto un accordo con una società di noleggio. Sul versante della tecnologia, la ricerca di formule "contact free", che hanno implicato la necessità di grandi schermi all'aperto, ha dato impulso all'adozione di schermi LED. Il più gigantesco è stato installato a Bruxelles da Movie Drive, iniziativa nata dall'ente turistico locale e da due affermati organizzatori di eventi: 336 metri quadrati, ovvero circa tre volte la superficie media di uno schermo da drive in, che proiettano film per 200 spettatori su sedie a sdraio e 200 vetture con prezzi da 10 a 37,50 euro. Anche il colosso belga Kinepolis ha adottato la formula "cinema dall'auto", in patria e nei Paesi Bassi, ma in versione itinerante. In luglio e agosto, il progetto Kinepolis on Tour ha infatti consentito l'esperienza del drive in agli abitanti di città grandi e piccole e dei loro sobborghi - da Bruxelles a Bruges, da Liegi fino all'olandese Breda. Sul più grande schermo mobile con tecnologia LED del mondo (16 x 9 m) sono stati proiettati film "cult", da Jumanji al Re Leone - al prezzo di 25 euro per auto. Gli spettatori potevano ordinare tre tipi di menù a base di pop corn, patatine fritte e bibite frizzanti da acquistare ovviamente a distanza, insieme al biglietto. Lo schermo LED è stata dunque la grande novità di quest'estate, ma non è difficile immaginare che diventerà sempre più un'opzione anche per le sale cinematografiche al chiuso.
All'Italia va invece il record dello schermo tradizionale più vasto d'Europa: 230 metri quadrati al drive in Paolo Ferrari di Ostia.
Qualcosa di blu. Per finire, a Ostia - come negli States - il drive in è piuttosto economico: il biglietto per un'auto costa 10 euro. E poi il cielo, rosso al tramonto e blu con le stelle - aggiunge Rick Cohen, il patron di Transit - è addirittura gratis.

Questo testo si basa su un articolo pubblicato sul numero sul n. 179/2020 di Cinema & Video Int'l, media partner di MEDIA Salles


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