I cinema europei sperimentano il nuovo
di Elisabetta Brunella

Durante la pandemia si sono visti - e si vedono ancora - moltissimi film, ovviamente online. EuroVOD, l'associazione che riunisce decine e decine di piattaforme del Vecchio Continente specializzate in cinema europeo e di qualità, ha paragonato le transazioni a pagamento di marzo 2019 e marzo 2020: il loro volume è quadruplicato. I membri di EuroVOD hanno avuto incrementi variabili tra il 15% e il 1.000%.

Ma agli spettatori vedere i film non basta: vogliono replicare l'esperienza "dell'andare al cinema". Come facciamo a saperlo? Innanzitutto dalle vendite di popcorn! In Irlanda - paese in cui è stata anche condotta un'indagine basata su 1.300 interviste che mostra come l'esigenza di tornare in sala sia fortemente avvertita - le vendite di mais soffiato sono aumentate del 63%! Andare al cinema è molto di più che guardare un film: per questo in vari paesi europei sono sorte iniziative promosse da esercenti per ricreare a distanza l'atmosfera della sala. In Ungheria, Budapest Film, il secondo operatore del Paese con sei complessi nella Capitale, ha creato il "Remote Cinema": dei film da vedere online, acquistabili sul sito delle sale, programmati ad orari fissi, introdotti da esperti ed accompagnati da una chat con e tra gli spettatori. "Quando abbiamo ideato questa iniziativa - spiega Tamás Liszka, direttore generale di Budapest Film - avevamo in mente due obiettivi: far capire ai nostri  spettatori che, anche in un frangente così eccezionale, volevamo continuare a offrir loro la possibilita di "andare al cinema" ed insieme motivare il nostro personale in un momento di grande preoccupazione e frustrazione. Su entrambi i fronti la risposta è stata molto positiva". Iniziative analoghe - esercenti, cioè, che hanno fatto in modo che il pubblico si rivolgesse alla propria sala di fiducia invece che a una piattaforma, magari generalista e spersonalizzata - sono nate anche in altri paesi. In Repubblica Slovacca 22 sale si sono messe insieme per creare "Cinema sul sofà", mentre il Kino Lumière di Bratislava, legato alla cineteca nazionale,  ha offerto - insieme con altre tre sale -  proiezioni di lungometraggi preceduti da cortometraggi di archivio con l'introduzione del critico e storico Miroslav Ulman e con scambio di opinioni tra i partecipanti. In Italia, per fare un esempio tra i tanti, il Cinema Beltrade di Milano ha trasferito la sua multiprogrammazione giornaliera di qualità su una sua propria piattaforma. Si chiama "Venticinquesima ora" la prima sala virtuale di Francia, che ha organizzato proiezioni con la "presenza a distanza" dei registi. Il pubblico interessato può registrarsi sul web e ricevere, attraverso la geolocalizzazione, informazioni ed inviti dalla sala più vicina.

Un'altra formula che ha preso piede in questo periodo di emergenza è il drive-in, oggi molto più facile da realizzare grazie sia agli schermi agevolmente "portatili" o addirittura gonfiabili sia ai dispositivi audio collegati con Blutooth che vengono dati ad ogni vettura all'acquisto del biglietto. Introdotti - in versione itinerante - in Belgio e Paesi Bassi per iniziativa di Kinepolis, ma anche in Gran Bretagna, Ungheria e, per la prima volta, in Finlandia e Serbia, hanno conosciuto un vero e proprio boom in Repubblica Ceca. Pure la "classica" arena estiva, molto popolare in Italia o in Grecia, sperimenta qualcosa di nuovo: a Mantova è diventata "verde" e si chiama "bike-in". Molta domanda di cinema sul grande schermo, dunque, sia durante il lockdown sia in queste "prove di riapertura". Ce lo conferma Carla Molino de IL KINO di Berlino: "La mia è una sala di 52 posti e temevo che poterne usare solo 19 non avesse alcun senso commerciale. E invece spesso mi ritrovo, ovviamente con le vendite online, col tutto esaurito. Finora ho mostrato i film della Berlinale e quelli che sarebbero dovuti uscire in primavera. Che sarà dei prossimi mesi se non arriveranno i film la cui produzione o distribuzione si sono bloccate col lockdown?"  Un simile grido d'allarme viene anche da Michael McAdam, esercente dell'Irlanda del Nord, che ha lanciato un appello affinché la produzione USA esca prima in Europa che nel paese d'origine, ancora flagellato dal contagio.

Questo testo si basa su un articolo pubblicato sul numero di Venezia di Cinema & Video Int'l, media partner di MEDIA Salles

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