ADDED CONTENT, ADDED VALUE

Da alcuni anni ormai, MEDIA Salles indaga un settore di cui si parla molto, ma di cui è necessario sapere molto di più: quello dei contenuti aggiuntivi per il grande schermo. Per dirla in un altro modo, del ruolo che i cinema giocano per una più ampia e popolare diffusione dell'arte, della cultura, dello sport e dello spettacolo dal vivo. Oltre alle rilevazioni statistiche, agli articoli pubblicati nelle varie edizioni del DiGiTalk, alle comunicazioni presentate negli eventi cinematografici europei, MEDIA Salles ha da poco iniziato una nuova rubrica sul tema, partendo con uno sguardo sul mercato russo. È ora la volta della Germania.

Nel 2018 sono calati gli spettatori nei cinema tedeschi, ma il mercato dei contenuti aggiuntivi resta stabile

Fa parte dei cinque grandi mercati cinematografici dell’Europa occidentale, ma nel 2018, stando ai dati disponibili mentre scriviamo questo testo, potrebbe aver giusto superato i cento milioni di biglietti venduti, la soglia che convenzionalmente separa i big five dagli altri territori. Si tratta della Germania che, dopo aver totalizzato poco più di 122 milioni di spettatori nel 2017, soffre di un calo stimato intorno al 16%, di gran lunga superiore alle limature che hanno interessato anche Italia, Francia e Spagna e da cui il Regno Unito è uscito indenne. Thomas SchülkeEppure anche sul mercato tedesco c’è un settore che nel 2018 è rimasto stabile: quello dei contenuti aggiuntivi. Ce ne parla Thomas Schülke, considerato uno dei massimi esperti di questo campo, un comparto dell’industria cinematografica tedesca relativamente nuovo e in cui i dati e le informazioni ancora scarseggiano. "I contenuti aggiuntivi e il cosiddetto "event cinema" hanno avuto un forte incremento nel '17: sono aumentati i contenuti disponibili, ma anche i cinema che li propongono al proprio pubblico. Gli esercenti stanno infatti diventando sempre più aperti a questo tipo di programmazione. Così essi da una parte si rendono conto che i contenuti aggiuntivi consentono di raggiungere nuovi segmenti di pubblico e di rendere più attraente il grande schermo nelle giornate infrasettimanali, dall’altra i produttori vedono nei cinema un ulteriore canale di diffusione. Lo sanno benissimo i produttori musicali. Ed io l'ho sperimentato anche in questi giorni, portando nelle sale, con Piece of Magic, un successo internazionale come il concerto per il nuovo anno di André Rieu". Questo slancio positivo riguarda ovviamente anche il box office che Schülke stima intorno ai 15 milioni di euro e. Ma quanto costa vedere i contenuti aggiuntivi sul grande schermo? "L'opera o il balletto costano generalmente intorno ai 25 euro, con punte anche oltre i 30, mentre un concerto di musica popolare circa 15 euro. Questo fa sì che il prezzo medio del biglietto arrivi quasi a 16 euro, ovvero poco meno del doppio del prezzo medio per i film."
I contenuti che si sono affermati sinora in Germania spaziano dalle opere del Metropolitan, distribuite da Clasart Classic, ai balletti del Bolshoi, diffusi, insieme con le rappresentazioni della Comédie Française, da Kinostar. Mentre Rising Alternative porta un mix di opere sia in diretta sia registrate in cui spicca la produzione del Liceu di Barcellona, particolarmente importante è il ruolo di contenuti che hanno origine nel Regno Unito. Cinemaconsult, la società creata da Thomas Schülke, cura infatti, lavorando per Trafalgar Releasing, la distribuzione delle produzioni sia della Royal Opera House sia del Royal Ballet, mentre Seventh Art distribuisce direttamente dall'Inghilterra i contenuti di Exhibition on Screen, cioè i documentari d'arte realizzati grazie alla collaborazione con prestigiosi musei europei.
Per Phil Grabsky, il fondatore di EOS, lo scenario cinematografico tedesco è interessante, anche se molto impegnativo. La sua società, oltre ad occuparsi della delivery, della traduzione in tedesco, del marketing e della promozione, cura la ricerca dei cinema (la Germania conta quasi 5.000 schermi) più adatti a proporre i contenuti art-based.
"Il mercato tedesco non è facile" - sostiene Grabsky - capisco perché diversi distributori non vi si impegnino. Il ritorno non è garantito mentre ci sono mercati dove i contenuti aggiuntivi possono ottenere risultati commercialmente più positivi, come per esempio l'Italia. Tuttavia, visto che la Germania ha una prestigiosa cultura cinematografica e un'ampia rete di sale che puntano sulla qualità, credo in un lavoro a lungo termine. Per questo quello tedesco continua ad essere uno dei 63 territori in cui distribuiamo le nostre produzioni. Iniziamo il 2019 con cinque titoli dedicati alla pittura, a partire da "Degas. Passion for Perfection" e continueremo tra il 2019 e il 2020 con quattro produzioni sulla musica classica".
Sempre nel Regno Unito ha sede More2Screen, la società fondata da Christine Costello, che tra i primi, cioè già nel 2006, ha investito nei contenuti aggiuntivi vedendone le potenzialità nei cinema nel momento della transizione al digitale. In Germania Costello porta musica pop così come danza e teatro, spaziando da una produzione contemporanea come il musical "Everybody's talking about Jamie" dell'Apollo Theatre a "The Winter’s Tale" del Shakespeare’s Globe. Tra i suoi clienti più affezionati figura Filmkunstkinos, la società che gestisce diversi cinema d'essai a Düsseldorf. Kalle Somnitz, uno dei proprietari, sostiene che la possibilità di mostrare contenuti aggiuntivi a carattere culturale ed artistico sia stata una delle più importanti novità portate dalla digitalizzazione delle sale. Una novità particolarmente importante per le sale che puntano sulla qualità. Questi cinema sono rappresentati in Germania dall'associazione AG Kino. Il suo segretario generale, Felix Bruder, ci dice che questo tipo di sale ha sofferto meno del calo degli spettatori del 2018. Stima un -8% rispetto al -16%. Che sia stato anche un po' merito della buona performance dei contenuti aggiuntivi? Un po' presto per affermarlo quando ancora mancano i dati definitivi, ma sicuramente un'ipotesi da considerare.

Questo articolo è stato pubblicato sul n. 1-2/2019 di Cinema & Video Int'l

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