Tutti diversi, tutti digitali
di Elisabetta Galeffi

Questa rubrica ospita ritratti di cinema d'Europa e del resto del mondo assai diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di aver adottato la proiezione digitale

Cinemathèque e MegaStar Vincom, Hanoi

Ho girato per le stradine di Hanoi e mi sono infilata in qualche cortile fuori mano alla ricerca di una sala cinematografica che mi facesse sognare di essere ancora in Indocina. Sulle mappe ne esisteva ancora qualcuna, ma nella realtà sono tutte scomparse. La capitale del Vietnam mantiene intatta una certa allure retrò e alla fine l'ultima sala cinematografica del passato, nascosta tra un ristorante coi tavolini bassi fuori e un giardino che si scorge dietro un cancello ormai chiuso, l'ho scovata: è la "Cinemathèque", una sala indipendente gestita da appassionati di cinema di qualità e aperta solo ai soci.
Nell'Hanoi che cresce a dismisura e in maniera rapidissima, dopo un decennio di sviluppo economico strepitoso, un posto così dolce sembra non poter più esistere: i multiplex sono diventati la moda del momento. Nascono come funghi, ma per arrivarci bisogna avere un buona vespa e saperla guidare in mezzo al traffico cittadino. La città dal suo nucleo originale si è espansa a dismisura, a caso, senza un impianto organico e trovare un qualsiasi indirizzo è facile come vincere ad una lotteria.
Emblema dello sviluppo può essere considerato il multiplex della catena "MegaStar", "arrampicato" sulla Vincom Tower che, di sicuro, non è un capolavoro di architettura. E' la zona sud di Hanoi: raggiungere l'entrata, senza rimaner sotto le ruote di qualche motoretta, è già un'avventura.
Difficile che qui si proiettino film come "Il profumo della papaya verde" o "Cyclo" del regista vietnamita Anh-Hung Tran. Troppo sofisticate le immagini e troppo lenti i tempi delle storie, che, se hanno regalato al regista vietnamita la vittoria del Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 1995 e affascinato qualche cinefilo europeo, non s'intonano con l'atmosfera e l'eccitazione delle coloratissime luci al neon che regnano nei grandi saloni di entrata e nelle sale del MegaStar.
Il pubblico vietnamita viene qui per vedere cinema d'azione o melodrammoni storici, magari film al 100% made in Vietnam che puntano molto sugli effetti speciali: Megastar è da questo punto di vista l'indirizzo giusto, perché la società ha investito molto sulle tecnologie più avanzate, inclusi 3D e suono immersivo. L'industria cinematografica di questi film è in espansione: la trama si snoda, sempre, fra una scazzottata e l'altra. Meglio, fra un incontro di "wushu" o "taekwondo", senza dimenticare un tocco di "tai chi", di "aikido" o del più esotico "vovinam". L'importante è menarsi da morire.
Gli effetti digitali sono l'ingrediente principale per confezionare un prodotto che stupisca lo spettatore, restando d'altro canto accettabile per la censura, rigorosissima in Vietnam.
Arrivano ad Hanoi anche i grandi colossi cinematografici americani: effetti speciali, forse, un po' più eleganti, ma sempre molta azione. Sono in lingua originale: l'inglese ormai è lingua ben più parlata del francese, almeno tra i giovani.
Un biglietto al MegaStar costa 80 VND, cifra consistente per un abitante medio di Hanoi ma, dai molti commenti entusiastici sul sito della catena, si direbbe che il prezzo del biglietto non sia un problema per molti spettatori.
"Finalmente anche da noi i film che sono Bangkok e a Singapore e non sei mesi più tardi!" postano entusiasti alcuni bloggers.
Al MegaStar, naturalmente, ci sono gli stessi problemi, ricorrenti, in tutte le multisale del sud-est asiatico: telefonini che squillano a tutto volume, anche durante le proiezioni, e conversazioni allo stesso livello di volume delle suonerie dei cellulari. Tanto fragorose da superare l'audio del film, anche quello tenuto vari decibel più alto che nelle sale europee.
"Si rischia di restar sordi!" posta il suo commento un blogger assennato. Io aggiungerei che si rischia di rimanere anche congelati o quanto meno di prendersi un malanno tra l'umidità delle vie di Hanoi, già bollente in aprile, e l'aria condizionata, da freezer, del MegaStar.

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